lunedì 23 dicembre 2013

Conclusioni dell'Ufficio del Dibattito di Pescara del 23/12/2013.

L'ufficio del dibattito della sezione di Pescara, riunitasi il giorno 23 dicembre 2013, ha affrontato la questione della riforma dei trattati europei (con il contributo di Edoardo di Paolo) e la questione di una possibile vittoria delle forze più anti-europeiste alle elezioni del 2014 (contributo di Jacopo Barbati).

mercoledì 18 dicembre 2013

Conclusioni del dibattito tra la comunità ucraina e la GFE Genova del 15/12/2013

Riportiamo le conclusioni del dibattito, tenutosi a Genova il 15 dicembre 2013, tra la comunità ucraina locale e Walter Rapetti, segretario, e Marco Villa, responsabile all'UD.

"Domenica 15 dicembre, io (Walter Rapetti n.d.r.) e Marco Villa (responsabile dell'Ufficio del Dibattito per la nostra Sezione) abbiamo partecipato ad un incontro con la comunità ucraìna genovese.

Erano presenti circa 150 persone della comunità. 
L'incontro è avvenuto con traduzione simultanea da parte di un giovane della comunità, sebbene molti parlassero correntemente l'italiano. 

Dopo una breve introduzione da parte dei referenti della comunità locale, ho preso la parola cercando di spiegare l'origine del nostro Movimento, del processo che ha portato alla formazione della UE nei suoi vari passaggi storici, il suo scopo, i nostri principi ispiratori, le modalità di azione, ecc. Il mio intervento è durato 18 minuti. Poi è seguito un dibattito (ci sono state poste domande per poco più di 40 minuti) in cui ci è stato chiesto perché la UE si interessa all'Ucraìna, che cosa comporterebbe l'eventuale adesione all'Unione, di cosa parlava il trattato, come funziona l'Unione al suo interno, quali sarebbero i vantaggi per i cittadini, e altre domande simili.
Dopo l'evento è diventato più informale, con scambi di opinioni, interventi spontanei, proiezioni di video, traduzioni di notiziari (e lettere) dall'Ucraìna, con offerta di the e pasticcini alla fine.
Da notare che la comunità ucraìna di Genova è molto unita, caratterizzata da una forte appartenza religiosa e nazionale. Il sentimento patriottico e l'appartenenza religiosa sono un "collante" molto forte e sentito. 
Tre aneddoti per darvi un'idea: 
1) i loro eventi (compreso quello di ieri) iniziano e si concludono con la recitazione del Padre Nostro, seguito dal loro inno nazionale;
2) quando abbiamo chiesto chi è il capo, il riferimento, della comunità, ci è stato indicato il loro parroco, non il console d'Ucraìna che pur riesiede a Genova... 
3) fra le accuse che ha ricevuto la precedente premier Julija Tymošenko, che l'hanno portata alla caduta, una delle più sentite è stata quella "di non essere abbastanza religiosa".

Alcune considerazioni doverose da sapersi, confermate anche dalle conversazioni con gli ucraìni di ieri, e dei giorni scorsi.
1) salvo alcuni gruppi marginali (per lo più intellettuali e alcuni studenti universitari, perciò quasi irrilevanti) i manifestanti non sono in piazza per l'Europa, ma contro il governo autoritario di Yanukovich.
2) l'Europa - in senso lato - e la UE (in particolare) vengono vissuti come un simbolo, un esempio di democrazia, libertà e diritti in contrapposizione alla deriva autoritaria sia del presidente Yanukovich, che del "pesante" vicino russo.
3) il movimento di protesta è alquanto eterogeneo, vi sono:
- i manifestanti scesi in piazza contro la corruzione e l'inefficenza dilaganti nella burocrazia del Paese;
- gli studenti e gli intellettuali di cui s'è detto sopra, filo-europei
- gli autonomisti delle regioni confinanti con la Polonia, che non sono particolarmente filo-europei, ma sono anti-russi (più che altro, temono un rafforzamento del potere centrale e una diminuzione dell'autonomia locale e regionale)
- vi sono i sostenitori di Julija Tymošenko e del suo Partito (ormai sbandato), e quel poco che resta dell'eco della "Rivoluzione Arancione" dell'inverno 2004-2005
- con questi vi sono anche gli attivisti per i diritti umani (la ex-premier, invisa alla Russia, è tutt'ora in carcere dopo essere stata arrestata 3 anni fa nell'aula del Parlamento, e condannata in un processo giudicato "illegale e arbitrario" dalla Corte europea dei diritti dell'Uomo) che chiedono la rimozione della censura sulla stampa e le comunicazioni (infatti molti ucraìni hanno timore a scrivere lettere o mail, per paura di essere intercettati dalle spie del presidente), oltre a una limitazione dell'uso della violenza da parte delle forze dell'ordine
- gruppi locali di cittadini della capitale, alcuni legati ad esponenti politici locali
- lavoratori salariati, che temono la perdita del potere d'acquisto dovuto al temuto aumento fiscale connesso all'aumento del debito (l'Ucraina importa gas dai suoi vicini, e ha problemi sulla bilancia commerciale)
4) tutto questo accade in una situazione di frazionamento del Paese, con radici storiche: è palpabile l'egemonia culturale che la cultura e la storia della Russia esercitano sull'Ucraìna. Esse sono forti, e incidono sia sui filo-russi (che guardano alla Russia come alla Patria da cui sono stati separati, e a cui sperano di tornare), sia sugli indipendentisti (che hanno lottato per l'indipendenza del Paese, e hanno paura di tornare sotto il potere di Mosca).
La divisione ha radici profonde: tendenzialmente gli abitanti delle regioni nord-occidentali del Paese sono filo-europei, mentre quelli sud-orientali sono filo-russi. Di solito, la divisione in questione ripercorre quella degli anni '80 e '90 tra indipendentisti e autonomisti (ove quelli che, attualmente, noi chiamiamo "filo-europei" spingevano per un'Ucraina indipendente da Mosca, uno Stato in tutto e per tutto; mentre quelli che, attualmente, chiamiamo "filo-russi", sostenevano un'autonomia regionale nel più ampio quadro della Federazione Russa).
Questa distinzione, a sua volta, si innesta sulla precedente frattura (che è stata molto sanguinosa e sofferta) fra "bianchi" e "rossi", dove gli "antenati storici" dei "filo-europei" erano anti-comunisti, mentre gli altri aderirono all'Armata Rossa e fondarono i primi Soviet locali.
Parallelamente a questo c'è, pesante, la questione religiosa. L'Ucraìna ha una propria chiesa nazionale, che segue il Rito Bizantino, ed è detta Chiesa greco-cattolica di Ucraìna. Agli occhi di un profano potrebbe sembrare una Chiesa ortodossa in tutto e per tutto (liturgia, tradizione, matrimonio dei sacerdoti, icone, duplice eucarestia, ecc), tuttavia è in comunione con Roma e non con Mosca, e riconosce dal 1595 il vescovo di Roma come proprio primate (al posto di quello di Costantinopoli).
Tale Chiesa raccoglie circa la metà dei fedeli del Paese, ed è stata molto perseguitata durante tutto il periodo della dominazione russa (i greco-cattolici erano visti come avversari della Rivoluzione, prima; come sobillatori secessionisti, dopo; come complottisti filo-europei, adesso). Tutt'ora non vi è mutuo riconoscimento con la Chiesa russa, e i rapporti col Patriarcato di Mosca sono estremamente tesi.
Noi potremmo liquidare la questione come secondaria, come una "semplice" lite ecclesiastica.
Da loro non è così.
E' una questione identitaria e politica molto forte, che è stata portata nel loro parlamento più volte (qualche mese fa, la più recente), ed è stato uno dei temi della visita di Putin al papa il mese scorso (Putin si presenta - in perfetto stile zarista - come il protettore della Chiesa Ortodossa Russa, e dei suoi fedeli sparsi per il mondo).

5) la conoscenza degli Ucraìni della storia, del funzionamento, delle istituzioni della UE è mediamente molto bassa. E lo è anche la conoscenza che hanno del trattato con l'Unione che Kiev avrebbe dovuto firmare. Pensate che la propaganda del regime ha dipinto il trattato (un comune accordo di libero scambio commerciale) come una "quasi annessione" dell'Ucraìna all'Unione, cavalcando così il sentimento nazionalista (che, come dicevo, è ancora straordinariamente forte).
Questa diceria, ovviamente assurda per noi, non lo è stata per il popolo, che teme di passare "da un padrone all'altro". Il presidente Yanukovich si è servito, in un primo tempo, di questa propaganda per compattare la fedeltà degli ambienti militari, e nel reclutamento di "provocatori" (più o meno come da noi, questo. Gli agenti del governo pagano delle persone che si infiltrano nella testa della manifestazione, provocano le forze dell'ordine, e poi si dileguano appena questi caricano i manifestanti - lo scopo, ovviamente, rimane quello di screditare i manifestanti e impaurirli).

Vi consiglio, quindi, di usare cautela se e quando contattate le vostre comunità locali, perché:
 1) non è detto che "siano dalla nostra parte"
 2) anche se lo sono, non è facile intuire subito a quale delle fazioni fanno riferimento, e qual'è la loro sensibilità
 3) come dicevo, vi sono diversi collanti, che si mescolano in diverso grado: ostilità alla Russia, voglia di cambiamento, nazionalismo, religione, paura economica, desiderio di democrazia e diritti, ecc
 4) non spaventateli. Meglio un approccio graduale. Ricordatevi che l'Ucraìna non è una democrazia, e che non è sempre facile esprimere contenuti politici pubblicamente (specie se critici, e in contrasto con l'opinione del governo...)
 5) attenzione a non avvalorare, indirettamente, la propaganda di regime. Il nostro dibattito è andato bene, perché siamo stati sempre attenti a dire "al primo posto noi mettiamo l'autodeterminazione dell'Ucraìna, e il rispetto dei diritti e della democrazia. Poi, autonomamente, deciderà che strada intraprendere..." e a ricordare la gradualità e la volontarietà del processo di integrazione europeo.

In conclusione, ritengo che queste persone abbiano un disperato bisogno dell'attenzione e della solidarietà degli europei. La chiedono, la cercano. Penso che sia nostro dovere dargliela, incontrarli, conoscerli, sostenere i loro sit-in di solidarietà. Facciamo in modo che se ne parli.
Credo sia un nostro dovere sia dal punto di vista umano (manifestano per il rispetto dei principi basilari di democrazia e libertà del loro Paese), che politico (l'Europa, pur con tutti i suoi limiti, viene presa a modello. Quale credibilità avrebbe se voltasse loro le spalle nel momento del bisogno?).
Se ci riusciremo, questo avrà anche una ricaduta positiva sulla percezione dell'Unione da parte dei nostri (sempre più disaffezionati) concittadini.

Per qualsiasi cosa (chiarimenti, informazioni, contatti), resto a vostra disposizione.
Un abbraccio a tutti, e buon lavoro!"


lunedì 16 dicembre 2013

Conclusioni dell'Ufficio del Dibattito della GFE Firenze del 28/11/13

Relazione scritta dell'Ufficio del Dibattito fiorentino, tenutosi il 28 novembre 2013. L'UD si è concentrato sui partiti euroscettici e anti-federalisti nei paesi UE. Ad animare il dibattito Alberto Giusti e Virginia Nencetti, con le loro relazioni introduttive.

Il dibattito successivo si è inizialmente incentrato su quali siano i rischi per le prossime elezioni europee e quali sono i motivi che spingono i cittadini ad abbracciare idee euroscettiche e nazionaliste. E' poi proseguito analizzando, di contro, i partiti europeisti, quali siano le loro posizioni e come si stanno preparando alla sfida del prossimo maggio.

I militanti fiorentini hanno concordato, infine, che la situazione è  critica e che i partiti "pro Europa" non si stanno impegnando a sufficienza. E' urgente un inversione di rotta e il Movimento Federalista Europeo deve cercare di essere decisivo, in modo particolare in Italia dove alcuni partiti si sono mostrati sensibili al tema e favorevoli all'idea degli Stati Uniti d'Europa.
Potete trovare la relazione dell'UD a questo link.